Viaggio 3 – Giorno 1 e 2
Ci risiamo, parto per la terza volta verso la Tanzania due anni dopo il mio ultimo viaggio. Il progetto è proceduto a rilento senza mai fermarsi anche se non ho postato aggiornamenti al blog perché mi sembrava più interessante che qui ci fosse il racconto delle fasi operative della costruzione. Non mi soffermerò troppo sui ritardi e le lungaggini generate dalla difficoltà di cooperare con i partner locali. Per farla breve allego alcune foto della situazione del cantiere prima della mia partenza, documentata da foto inviatomi da Francesco qualche mese fa ma soprattutto di Pima, che nel frattempo è divenuto una figura chiave nella gestione del progetto. Per il momento sono stati realizzati i muri ed il cordolo sommitale in cemento armato. Data la collaborazione scarsa ed intermittente offertaci dal Tanapa ci siamo risoluti a contattare un tecnico indipendente, l’ingegner Dudu, perché mi assistesse nell’acquisto dei materiali e nell’organizzazione del cantiere: senza una mediazione locale non sarei mai riuscito ad organizzare le cose, men che meno a distanza.
Lo scopo primario di questa missione è la realizzazione della copertura del VIC. Incredibile ma vero ho in mano un progetto che, a cantiere imminente, è ancora parzialmente fluido. Ne ho disegnate molte versioni complete di dettagli anche avvalendomi della consulenza dell’ing. Andrea Pagliazzi, e le ho discusse con Dudu; ciononostante, non sono ancora certo che le mie indicazioni siano state interamente recepite. Quando sabato mattina sarò sugli Udzungwa avremo un meeting durante il quale, sono sicuro, chiariremo tutti gli aspetti. In caso di problemi ho tre settimane di temp per trovare una soluzione e metterla in opera. Ecco un esempio dei disegni su cui abbiamo discusso.
Parto da Milano che fa freddo, con un biglietto Oman Air che prevede uno scalo di otto ore a Muscat. Avevo idea di visitare la città, ma dopo una nottata scomoda in aereo mi è passata la voglia di avventurarmi troppo. L’aeroporto di Muscat è semplice ma molto confortevole (ne stanno costruendo uno nuovo nei paraggi, temo) e decido di rimanere e riposare in attesa della coincidenza visto che il viaggio sarà lungo. A Dar es Salaam c’è Silvia reduce da una settimana con alcuni turisti che ha accompagnato nel paese. Ci incontriamo nella foresteria dei Padri Passionisti in Old Bagamoyo Road. Dopo quattro ore di sonno ci rechiamo alla stazione dei bus Ubungo, un luogo incredibilmente caotico che ho già avuto modo di sperimentare in occasione del mio ultimo viaggio. Ci aspettano nove ore di viaggio in pullman, comprensive del cambio di una ruota, prima di raggiungere Mang’ula stanchissimi e sudati. Scopriamo che le nostre camere in questi giorni sono senza acqua corrente a causa della siccità. Dovrei sperare per la pioggia ed il ritorno dell’acqua, ma penso anche che non si può certo costruire il tetto sotto gli acquazzoni tropicali. Fortunatamente Leonardi (credo in realtà che la “i” finale sia solo pronunciata, ma la riporto qui per folklore) ci ha procurato dei secchi d’acqua in giornata e con quelli bisogna arrangiarsi. Poi mangiamo qualcosa al vicino Twiga, e corro a letto perché domani si comincia!