V1 – G8
Colazione da solo, doccia e poi al parco. Visto che non c’è, qualcuno va a cercarmi Tarimo, che arriva alle 9. Mentre aspetto il chief of the park viene a fare ingerenze sulle scelte di progetto: davvero usare i mattoni per fare il pavimento? Davvero quel solaio fatto così? Mi propone alternative per la pavimentazione, unica plausibile il pietrame.
Oggi ci sono tanti turisti: un gruppo di inglesi, e scuole elementari locali che arrivano ordinatamente con la divisa in ordine e le biciclette, che è un’immagine molto carina. Gli Udzungwa sono annegati nelle nuvole, stamattina.
Tarimo mi dice che se ne andrà prima di pranzo, forse. Si mettono a cercare un pipe level, io aspetto un bel pezzo. Non lo trovano. Alla fine viene fuori che nel giro di un paio di giorni magari mandano qualcuno con uno strumento come si deve. Meglio tardi che mai.
Intanto guardo gli alberi e cerco di disegnarne la posizione su una mappa che ancora non ho. L’idea è minimizzare gli abbattimenti. Forse, posizionando al meglio il VIC, riuscirò a passare con la rampa di accesso tra gli alberi esistenti. Oltretutto potrei riconnettermi ad una sorta di altro percorso già esistente, e avere un altro ingresso coerente con la fruizione di progetto voluta. E poi: il percorso tra i due edifici potrebbe trovare uno sbocco: a partire da quella direzione infatti (su consiglio di Francesco se ho capito bene) potrebbero decidere di aprire un nuovo sentiero, o meglio una canope way, che ci starebbe benissimo. Provo a disegnare due soluzioni, rampa o scale, facendo dell’enorme cofano di un fuoristrada Tanapa la mia scrivania.
Passa di lì il chief of the park, che si interessa delle procedure di rilievo; poi invita tutti a fare riunione nel suo ufficio. Non mi sembra una cosa molto casuale a dire il vero. Ci siamo: io, lui, Tarimo e altri membri dell’amministrazione del parco. Ri-discorsetto, ri-giroformale di opinioni di nuovo sfottendosi a vicenda con buon umore. Nessuno sfotte il capo; decido di non essere io ad alterare la tradizione. Visto che proprio devo, mi metto ad illustrare quegli aggiustamenti di impianto di cui stavo ragionando prima.
Iniziano loro:
• Mi chiedono se posso inserire anche dei servizi igienici. Questa cosa avrebbe impatto sul budget oltre che ci obbligherebbe a lavori ulteriori per allacciare l’acqua. Da ormai un anno si era deciso di sopprimerli perché ci sono, nuovi, appena dall’altro lato della strada del parco cioè a circa 15-20 metri dall’ingresso del VIC. Loro dicono che servono per quando piove. Io gli dico che se piove, la gente al parco non ci và. E se ci va, si sarà già rassegnata a bagnarsi all’occorrenza. Dicono che è per le attività della seminar room. È un argomento, ma non so se li aiuterò.
• Il mercatino: è parte fondamentale del progetto di cooperazione approvato dalla PAT, che prevede attività ed iniziative a favore della comunità locale. Ci pare che la Tanapa non lo veda troppo di buon occhio perché per allestire il mercato entrerebbero entro il cancello del parco un sacco di “popolani” difficili da tenere sotto controllo, Nessuno però dice una cosa del genere apertamente. Bluffo un po’anche io, dicendo che personalmente non sono molto contento che il mercatino copra la nostra grandiosa opera architettonica e che quindi vorrei contenerlo attraverso una buona progettazione degli spazi così che si sappia chi sta dove, e quanti sono i mercanti massimi ammessi. Se si convincono a farmi costruire qualcosa di solido dedicato espressamente al mercato, eviteremmo il rischio che a fine progetto il Tanapa cacci via tutti e semplicemente usi lo spazio come parcheggio, cosa che mi sembrano bramosi di fare. Però vedono di buon occhio il mio argomento. Discutiamo se è meglio lasciare alberi e basta ad ombreggiare o mettere anche strutture per esporre. Non vorrei esagerare coi volumi: a pensarci meglio non sono sicuro di volere che il mercato popolano copra la nostra grandiosa opera architettonica!
• Ripetiamo la questione delle fondazioni e dei gattaiolati, e credo che accoglierò la proposta di Tarimo di cui avevamo discusso ieri.
• Mi esprimono la loro preoccupazione per la questione del pavimento. Assolutamente, c’è una divergenza culturale, di immaginario e di riferimenti. Gli dico che prenderò in considerazione l’utilizzo della pietra dopo averla vista, ma che non mi hanno ancora convinto. Mi sto proprio innamorando di questi fired bricks locali. Vorrei che venissero proprio dalla produzione che ho visitato ieri, e vorrei che venissero montati a secco.
• Altrettanta preoccupazione me la esprimono per il solaio di chiusura. Insomma si stanno ripretendo alcuni discorsi che ho fatto ieri con Tarimo, ma con i Tanapa del parco presenti. Loro sono sempre tutti d’accordo tra loro, credo significhi che ne abbiano già discusso prima.
• I tessuti come ceiling: chiedo se hanno idee per motivi decorativi popolari locali che considerino interessanti, ma è come parlare col muro. Non sono i primi a cui faccio la stessa domanda e che reagiscono così.
• Intonaco sì intonaco no in facciata.
• Consigliano le inferriate alle finestre per via delle scimmie che potrebbero spaccare i vetri. Gli propongo in cambio di progettare dei telai più fitti in metallo, con elementi in vetro di dimensioni minori e quindi più difficili da rompere. Andiamo d’accordo; vedremo che ne esce.
• La seminar room ha così poche finestre? Sì perché ci si fanno proiezioni. Invento che ho calcolato l’areazione, e sembra che la passo liscia. Propongono di mettere un condizionatore o due, io gli spego che ci sono molte accortezze per evitare il surriscaldamento. mi riferisco in particolare alla copertura ventilata. Osservando la sezione mi viene in mente che potremmo posizionare delle bocchette di areazione sul soffitto dell’edificio per seminari, lato sud. Il flusso di aria della copertura dovrebbe innsecare il tiraggio e quindi favorire il ricambio dell’aria.
• Problema che ci ronzava in testa anche in fase progettuale ma che non avevamo mai affrontato del tutto: il doppio tetto costituisce un perfetto playground per i babbuini. Io sono più preoccupato ancora per gli uccelli, che secondo me fanno persino più sporco. Bisognerà trovare il modo di tenerli lontano, cosa facile per l’edificio espositivo e un po’ meno farlo elegantemente per la seminar room.
• La direzione lavori. Voglio che ci sia un responsabile vero, che stia davvero sul posto. Il responsabile è Tarimo ma sarà sul posto solo saltuariamente. Non va bene.
Comunque, la riunione finisce così, e quindi per fortuna me ne vado. Saluto l’ingegnere, che vedrò chi sa quando di nuovo nei prossiim mesi, ma con cui dovremo essere in contatto continuo.
Torno alla mia stanza a prendere il packet lunch, incontro Silvia e il gruppo dei trentini che nel frattempo sono tornati dopo un’escursione sulle montagne. Mangiamo insieme, poi io me ne torno in camera.
Tento la strategia del caddista da campo: installo Autocad 360 nell’iPad. Questo perché non resisto di avere tutte quelle misure rilevate sulla carta senza poterle riportare e scovare incongruenze che finché sono qui posso andare a verificate. Come sistema di disegno, pensavo peggio: SII PUÒ FAAREEE!!!
Vado a cena. I ragazzi vogliono provare a vedere i camaleonti, che escono di notte e qui ci sono in abbondanza. Invece, l’unica cosa che trovano è un ragno eonrme, gtande come il palmo di una mano. Il più grosso che io abbia mai visto finora e spero anche in futuro. Me ne vado in camera camminando lungo la strada buissima facendomi luce con la torcia del telefono.
Contatto Dalia in Italia e le chiedo se può prepararmi un bocco cad semplificato con la planimetria del VIC, che poi inserirò nel mio rilevo e se tutto fila liscio potrò mostrarlo al capo del parco prima di partire per vedere se approva. Domani proveremo a fare la condivisione del file con l’account Autodesk. Sono contento con poco. Buonanotte.