V4-G11/12 • Kesho
Questa mattina, in cantiere c’è poca gente per i miei gusti. Mi manca l’elettricista Kyampoko. Lo chiamo e mi dice che viene kesho, cioè domani. Mi manca il falegname che deve montare le strutture del mercatino. Gli intonachisti a cui domando se lo hanno visto mi dicono kesho.
Il marcato, sul quale non ho ancora detto molto: si tratta di un progetto parallelo al VIC che abbiamo intrapreso quest’anno. Per favorire la partecipazione della popolazione locale all’indotto turistico costruiremo alcuni banchi per un mercatino di tipicità del posto nell’area circostante al Centro Visitatori. In sostanza, l’area di progetto si espande. L’organizzazione delle attività da svolgersi sarà poi a cura di Mazingira.
Torno all’UEMC. Nei prossimi giorni aiuterò Silvia che è oberata dal lavoro per la redazione di alcuni manuali dedicati ai contadini locali, finalizzati al miglioramento della qualità e della sostenibilità delle coltivazioni locali. Si tratta di libricini in swahili che saranno fruiti da gente con basso grado di istruzione e pertanto devono essere basati su testi ridotti all’essenziale e sull’utilizzo di molte immagini e grafica. Mi occuperò quindi della messa in pagina, avvalendomi dei disegni ad acquarello prodotti da un ragazzo di qui, che questa settimana passa le giornate a dipingere nel nostro portico.
G12_Un po’ di scontorno a Photoshop di prima mattina, subito dopo colazione. Mi rendo conto di essere stato troppo ottimista quando ho deciso di aver anche tempo di fare il grafico. Per utilizzare ognuno degli acquarelli nell’impaginazione c’è bisogno di un po’ di trattamento a Photoshop, appunto, e la cosa porta via tempo. Ho intenzione di farne uno o due al giorno.
Porto i disegni dei pannelli del controsoffitto al falegname Ovin, quello che si sta occupando da qualche giorno del Discovery Table. Del lavoro precedentemente commissionato, sia chiaro, non c’è traccia in produzione. Dice che inizierà a lavorarci kesho.
In cantiere facciamo una sorta di riunione operativa per montare la struttura del market. Ci siamo io, Balele il fabbro, Goia il muratore e Sahidi il falegname. Tale consesso di menti ha lo scopo di far fronte al problema causato da un bullone che, a causa di un’imprecisione nell’esecuzione del basamento, non si riesce ad infilare nel buco della piastra metallica di supporto perché questa è troppo vicina alla muratura del banco. Tanto è bastato a ritardare di una settimana il montaggio delle strutture in legno del mercatino. Dando prova di saggezza tecnica, realismo e indipendenza di pensiero, il consiglio decide all’unanimità di scalpellare malamente il mattone. Ora Sahidi può lavorare, e mi promette di finire il primo banco kesho.
In contemporanea, continuo a smessaggiarre Whatsapp con i mercanti indiani di Dar es Salaam. Detto così pare una canzone di Battiato. Ma per quanto suoni buffo, così facendo ho trovato le cerniere in acciaio che ci servono per costruire le porte! È interessante notare che finché parlavo di cerniere per costruire una porta, sebbene fornissi spiegazioni e dettagli, il prodotto che mi serviva pareva non esistesse. Utilizzando la parola “cancello” sono saltate fuori subito. Insomma, le specifiche tecniche qui servono a ben poco. Dovrei essere contento, più che altro sono sconfortato all’idea che mi toccherà rifare i disegni per dare a Balele gli esecutivi.
Torno a casa per il pranzo. Oggi pomeriggio avremmo dovuto andare a vedere a che punto stanno le cose con la produzione delle silhouettes, ma al telefono i ragazzi che se ne occupano ci dicono kesho. Mi dirigo allora a piedi verso l’ufficio Mazingira a Mang’ula B. Seguendo il gps taglio avventurosamente per alcuni campi. Pima sta cercando di reperire i cannucciati che vorrei utilizzare per i controsoffitti. Si tratta di intrecci di bambù che originano pannelli con forature esagonali. Qui li usano per molto scopi, ma prevalentemente per farne robusti cestini di varie dimensioni. L’uomo che dovrebbe fornirceli, però, non si presenta e quindi mi rassegno al fatto che dovremo incontrarlo kesho. In alternativa abbiamo delle stuoie realizzate da alcune donne del posto. Esistono anche in versione colorate, e sono molto belle. Ci sarebbero moltissimi modi di utilizzarle, ma riguardo al VIC sono perplesso perché temo che mi complichino la vita.
Facciamo un salto nel vicino villaggio di Mohaio (mica lo so come si scrive, sempre che qualcuno lo sappia) a comprare la vernice per gli esterni. Goya smania letteralmente per continuare il lavoro. È chiaro che ha interesse di far presto, forse per dedicarsi ad altro. Anche se un operaio frettoloso va tenuto a bada, non riesco a non apprezzare il fatto che almeno qualcuno voglia darsi una mossa.
Nel tardo pomeriggio si palesa inaspettato l’omino che si offre di produrre i cannucciati. Lo troviamo a bordo strada in bicicletta. Salta sul cassone del pick-up di Pima, tira su anche la bici, e ci indica dove andare. Ci fa vedere un rotolo appena prodotto di 2×3 metri. Sarebbe un’ordine di qualcun altro, ma lo convinciamo a vendercelo così da poter fare subito la prova sui pannelli. Per una volta sarà qualcun altro a sentirsi dire kesho.