V4-G25/26/27 • Chi po non vo, chi vo non po
G25_Questa mattina l’autoradio di Pima inonda la strada con Can you feel the love tonight da Il Re leone. Pima è molto appassionato di musica leggera romanticona di fine anni ottanta di cui ha una discreta collezione in una chiave usb, e questo rende piuttosto spassosi i nostri spostamenti in auto.
Mattinata densa in cantiere. Più o meno tutte le lavorazioni stanno precedendo, inclusa la produzione delle finestre. Mi ritaglio un quarto d’ora per fare una chiamata video con Christina a Copenhagen, così da farle fare una specie di tour e aggiornarla della situazione per permetterle di organizzare meglio la trasferta dei tecnici che si occuperanno di montare gli allestimenti. Presumibilmente, verranno qui in ottobre, quando le lavorazioni interne saranno finite ed il container con gli exhibit arrivato con maggiore sicurezza. Il trasporto e lo sdoganamento si sta dimostrando molto lungo anche quello, ma almeno quell’incombenza non mi riguarda. La presenza dei tecnici è anche utile per fornirmi un feedback ulteriore riguardo la qualità dell’esecuzione delle parti completate senza il mio controllo. Finito il tour virtuale ne faccio uno reale col capo del parco che è venuto a dare un occhiata in cantiere. Colgo l’occasione per spiegargli come saranno posizionati gli allestimenti.
Nel pomeriggio lavoro all’UEMC. Durante la giornata, Mihayo continua a produrre i disegni ad acquarello per i manuali Mazingira. Decido di insegnargli un importantissimo estratto di cultura italiana, che come sanno bene gli ascolani recita: Chi po non vi • chi vo non po • chi sa non fa • chi fa non sa • et così el mundo mal va. Se la ripeterà ridacchiando per tutto il pomeriggio. Mi pare emblematica di molte cose, qui persino più che altrove.
Alla sera, siamo invitati alla festa finale della summer school. Usufruisco volentieri del banchetto preparato da Mama Miranda. Dopo cena, musicisti e danzatori africani coinvolgono un po’ tutti a ballare intorno al fuoco. Io mi cimento in quel ballo delicatissimo in cui si gira in cerchio imitando i passi di quello avanti, e a un certo punto ci si butta tutti in terra con le gambe all’aria. Grasse risate e sassi incastrati tra le costole.
G26_Come prima cosa, incontro Gowa per iniziare la costruzione del ripostiglio del mercatino. Lo “progettiamo” insieme sul posto senza troppe cerimonie. Dovrà realizzarlo lui perché io a giorni sarò partito, e mi pare inutile sottoporgli dettagli tecnici inusuali. Gli spiego però l’orientamento, le dimensioni, e le caratteristiche generali che dovrebbe avere, poi piantiamo insieme i paletti.
Conosco il figlio di Kyampuku, che è al lavoro oggi al posto del padre. Inizia a montare i tubi led per l’illuminazione della seminar room sui supporti in legno che ho fatto preparare. Resto in cantiere fino all’ora di pranzo, dopodiché torno all’UEMC. Mangio, faccio una doccia e mi metto nel letto per un pisolino pomeridiano. Sta iniziando a fare caldo, e sono chiaramente stordito dal mix di calore, sole e polvere che il clima mite delle ultime settimane mi aveva risparmiato.
G27_Pima mi chiama alle 7, inaspettato. Lui ed Ovin il falegname sono ad aspettarmi con i pannelli del controsoffitto da provare. Ieri ha fatto tardi a Ruaha per varie commissioni, e per questo credo abbia pensato di arrivare così presto. Sin troppo premuroso nei confronti del cantiere, ma non voglio perdere quest’occasione tanto attesa quindi corro alla macchina con una fetta di pane e miele in mano come colazione. I pannelli sono finalmente ben realizzati. Dopo la visita dell’altro giorno Ovin ne ha sviluppato i dettagli in modo più ingegnoso, così come ingegnoso è il suo piano per metterli in posizione. Fa sì di poter smontare sul posto le stecche corte dei pannelli (quelle da trave a trave) in modo che la flessibilità della sola stuoia in bambù gli permetta di adagiarla sopra le ali della trave IPE con più comodità. Poi rimettono le stecche. Se tutta questa operazione mi da sollievo, non allevia semmai amplifica il mio stupore riguardo a quanto difficile sia stato coinvolgere i falegnami nel lavoro. Ora sia lui che Saidi risolvono i problemi invece che crearli. Mi chiedo se non si siano attivati tanto per gelosia reciproca, ma non credo sia così. Continuo ad avere l’impressione che dopo un certo periodo di “frequentazione” si siano finalmente liberati di quella che mi pare una forma di soggezione. Se così fosse, l’ho provocata involontariamente e anzi ho piuttosto cercato di evitarla, ma a quanto pare è difficile da aggirare. Mi fa piacere che alla fine ne abbiamo avuto la meglio tutti insieme. Purtroppo però i tempi per fare i controsoffitti si sono letteralmente moltiplicati.
Ho le cerniere per realizzare le porte, comprate ieri da Pima. Più esattamente, sono quelle comunemente usate per fare i cancelli. Più tardi dovrò ritagliare del tempo per adattare i dettagli alle dimensioni della cerniera trovata (1″) in modo che il meccanismo di apertura funzioni ancora. Porte e finestre sono caratterizzate da lamelle orizzontali in acciaio, per due ragioni: migliorare la sicurezza in caso di visite di grossi animali (si temono elefanti nella notte, anche se stento ancora a crederlo) e permettermi di realizzare la vetrina con pannelli in vetro di minori dimensioni, certamente più adeguati al contesto e di più facile sostituzione in caso di danno. La presenza delle lamelle sui pannelli della porta, però, rende più delicata l’esecuzione dell’apertura.
Posizioniamo le luci della seminar room con dei segni sulla trave. Oggi i Kyampuku e la loro squadra potranno mettersi al lavoro su quella. I ragazzi di Gowa invece stanno scavando le fondazioni per il deposito del mercatino. Saidi, che mi aveva promesso le tavole per i banchi del mercato, absent.
A pranzo, sperimento la frittura degli dell’ugali per farne polentine fritte. Tutto sommato riesce. Dopodiché, contro ogni indicazione di Silvia, vado a fare un giro con la nuova moto Mazingira, una bellissima Sanlg 125. L’hanno acquistata proprio ieri ed ha ancora parte della plastica protettiva applicata. Silvia è preoccupatissima per la sorte del nuovo acquisto, ma proprio non posso resistere. Accompagnato da Oscar, uno dei collaboratori Mazingira, mi faccio una zonzata tra i villaggi circostanti, cercando di non finire in una delle innumerevoli buche. E proprio mentre stavo approcciandomi alla fine della giornata con un umore positivo, ricevo la chiamata di Kyampuku. Dopo aver passato la giornata ad installare i tubi led nella seminar room, se ne sono fulminati immediatamente sei all’accensione. Si accorge solo allora che i supporti erogano 40w di energia mentre le lampade che abbiamo acquistato ne richiedono solo 9. Sulla scatola non c’era scritto, ed il commerciante di Morogoro – il problem solver – ce le aveva vendute accoppiate. Dovremo occuparcene domattina, in qualche maniera.