V3 – G13/14/15/16/17 Pole sana
G13_ Mi sveglio presto per andare in cantiere da solo solo senza distrazioni. Oltretutto dopo le nove del mattino il sole inizia ad essere fastidioso. Prendo le misure con calma, ma mi rendo conto che dovrò ritornare. Ho l’occasione di vedere molti difetti di realizzazione, anche macroscopici. Mi racconto che probabilmente imparare a tollerare le imperfezioni e perseverare comunque senza demordere è una delle lezioni che apprendo da questo progetto. Me ne faccio una lista nell’agenda. In questo caso, alcune cose si possono semplicemente ignorare. Alcune altre si possono (e si devono) accettare. Altre ancora però andranno corrette in qualche modo. In particolare mi accorgo che le colonne inserite all’interno della stanza dei seminari sono decisamente fuori bolla. Sorprendentemente, non mi scompongo granché. Mi occuperò del problema al più presto.
Dopo questo sopralluogo mi aggrego a Pima che va in banca a Ruaha per effettuare i pagamenti dei materiali. Con l’occasione potrò fare qualche acquisto. Oggi è una giornata caldissima: forse per il troppo sole resto stordito per tutto il pomeriggio. Alla stessa maniera è stordito il mio mac, incandescente di calore. Mi rendo conto che oggi siamo entrambi inutilizzabili.
G14_ Sono curioso di fare colazione al Twiga. Prima di partire Job mi ha riferito che lui la mattina andava a mangiarci le omelette, e visto che sono solo voglio cambiare un po’ dal solito pane tostato e peanut butter di casa. Essendo mattina, torno in cantiere per prendere qualche altra misura. D’altra parte si fa un rilievo, qualcosa manca sempre.
Pima mi comunica che la squadra di operai proposta da Dudu ha rimandato il proprio arrivo. Questa circostanza ci lascia tutti molto irritati, perché il mio tempo a disposizione qui sta iniziando ad esaurire ed è importante che io sia presente durante la prima parte del cantiere. Mi rassegno ad andarmene ad aggiornare il mio modello Archicad con le misure prese. Ormai ho a disposizione disegni di dettaglio di ogni elemento, nonché schemi di montaggio. Finalmente ho ridisegnato la struttura reticolare di copertura dell’edificio piccolo.
G15_ Ancora nessuna notizia della squadra di operai che ci avevano promesso di essere qui. Credo di non avere altro da dire. Nel frattempo, però, un camion sta raccogliendo il materiale metallico acquistato dai fornitori a Dar es Salaam.
G16_ Alle sette di mattina arriva il messaggio di Pima: “lorry is at the site”. Certo, ancora nessun carpentiere ma è già un progresso. Assisto alla lunga e pericolosa procedura di scarico merce. Alcuni ragazzi locali, certo non abbigliati a dovere, scaricano le pesanti travi a braccia. In compagnia di Silvia e Pima effettuiamo un simpatico conteggio misto italiano-inglese-swahili e quanto di più simile ad un controllo qualità. Il più del materiale è arrivato a destinazione. Purtroppo le scatole di bulloni che servono ad ancorare gli elementi metallici ai cordoli in CA non sono quelli che avevamo ordinato. Dopo qualche telefonata, risolviamo di restituirli e di sfruttare il viaggio verso Dar di Silvia e Raimondo tra due giorni. Passerò la giornata a scambiare messaggi Whatsapp con non so bene chi utilizzando numeri che mi suggerisce Pima. Invio ai quattro venti fotografie, disegni e specifiche degli expansion bolts che ci servono.
Nel pomeriggio lavoro sull’esposizione con Silvia. Infatti, mentre la costruzione del VIC procede il gruppo d lavoro del MUSE di Trento sta collaborando con il Museo di Storia Naturale di Copenhagen per la produzione dei contenuti da esporre. Sono felice di essere coinvolto anche nella progettazione degli allestimenti. Il caldo incredibile della giornata viene interrotto verso le cinque di pomeriggio da un breve ma efficace acquazzone. Ho imparato a riconoscerne il pur repentino arrivo. Queste intense ma brevi piogge sono anticipate di qualche minuto da raffiche improvvise di vento, che evidentemente trasporta le nuvole a gran velocità. In ogni caso tutti mi confermano che questa stagione è stata incredibilmente secca tanto da suscitare forti preoccupazioni.
Verso l’ora di cena viene a trovarci il capo del parco. Non si tratta di Uruka (chi non ricorda chi sia, può sempre consultare i post del Viaggio 1 e del Viaggio 2!) ma di Nguluma che lo ha sostituito quest’anno. Cogliamo l’occasione di parlare del progetto del VIC, e del mercatino di cui credo di non aver ancora parlato. In aggiunta alla costruzione del Centro di Informazioni per i Visitatori, il progetto complessivo finanziato dalla provincia di Trento prevede anche la realizzazione di un mercato di artigianato locale, col duplice intento di rafforzare l’offerta turistica del Parco e di mettere i visitatori in contatto diretto con la comunità locale sulla quale dirigere quanto più possibile i benefici economici. Io propongo di vendere anche cibo e succhi di frutta freschi, sebbene la cosa comporti complicazioni. Ne parliamo un po’ e rimandiamo le decisioni dicendo pole pole. Il mercato però deve essere pronto entro settembre.
Prima di dormire ricevo un messaggio da Pima: gli expansion bolts sono stati trovati! Dormo già meglio.
G17_ La squadra di operai rimanda ancora. Ci danno l’impressione di voler accaparrarsi il lavoro pur essendo impegnati su qualcos’altro senza dirlo. Pima spinge per affidarci ai local fundi – lavoratori locali – di cui mi parla bene. Credo che in effetti il tempo a disposizione degli altri sia aspettato. Passo la mattina a fare uno schema di proposta per il mercato. Ne avevamo già uno aggiornato a due anni fa ma non ne sono più convinto. Vado al parco per lasciarne una copia al chief in modo da poterne discutere meglio ma invece di trovare lui trovo la squadra dei carpentieri locali già belli pronti, ai quali spiego il progetto su due piedi. Non avendo preparato alcun foglio per illustrarglielo, faccio schizzi illustrativi sull’agenda. Contrariamente alle pregiudizievoli aspettative, ispirano una certa fiducia. Propongo comunque di andare in ufficio per mostrare loro i disegni. Inizieranno domani.
Dopo pranzo accompagno Silvia a fare interviste ai contadini locali. Questi video saranno riprodotti su supporti multimediali nel VIC. Purtroppo siamo dei cineoperatori troppo improvvisati: abbiamo un solo cavalletto e nessun microfono, e in mezzo ai campi veniamo prima storditi dal sole e poi bagnati dalla pioggia. Portiamo comunque a casa alcuni contenuti mentre alle nostre spalle si forma un’arco della pioggia (upinde), come dicono in swahili, proprio mentre ce ne stiamo andando.