V4-G31/32/33 • Open door
G31_I tubi led della Tronic che avevano acquistato sono stati sostituiti con un prodotto analogo di marca Ilumita senza avvertimento. Ho il sospetto che siano più economici ma in questo momento non ho tempo e modo di indagare sulla cosa, senza contare che un eventuale cambio significherebbe rispedire di nuovo tutto a Morogoro. Credo che sia meglio far comunque installare il materiale a Kyampuku. Lui lo fa entro qualche ora, ma sbaglia il funzionamento degli interruttori. Vorrei che le “strisce” del soffitto della seminar room si possano accendere all’occorrenza alternatamente, per modulare la luminosità della stanza. Lui invece me la divide in due metà. Gli spiego la cosa e gli spiego che avrà tempo per correggere nei prossimi giorni. Per ora è meglio procedere con l’altro edificio.
Mi accorgo di un bello scherzo combinato dai ragazzi incaricati di dipingere le parti metalliche in bianco: ad un certo punto qualcuno di loro deve aver appoggiato il pennello in terra sporcandolo, ed aver poi continuato ad usarlo incurante della cosa. Inizialmente pensavo che si trattasse di polvere. Quando mi sono accorto che invece la tonalità terrosa è parte della pittura non sapevo se piangere o ridere, e non lo so tutt’ora. Se si fosse trattato di una mano uniforme può darsi che lo avrei addirittura tollerato; purtroppo però la metodologia di applicazione basata sul caso utilizzata dai pittori, che verniciano qui o là secondo criteri a me ignoti, rende necessario dare una nuova mano. Guardandomi meglio intorno vedo tracce di beige spalmate in ogni luogo come se fosse un dispetto: travi interne, colonne, travi esterne.
Iniziamo a fare le porte con Balele ed il suo collaboratore. Prima, sistemiamo le cerniere ai telai, sorrette da due strisce di acciaio che hanno lo scopo di irrigidire il telaio in quel punto e renderli più adatti a ricevere gli sforzi causati dall’apertura delle pesanti ante. Poi si devono attaccare le altre metà delle cerniere a delle barre di acciaio e verificare che una volta montate il movimento sia completo e fluido. È un processo lungo ma fortunatamente, come avevo già avuto modo di constatare, i fabbri hanno molta pazienza ed ingegno. Non voglio allontanarmi neanche un minuto per essere disponibile a risolvere insieme eventuali problemi o incertezze. Salto il pranzo e resto a leggere un libro seduto su una pila di mattoni tra una lavorazione e l’altra.
Torno a casa alla sera stanco ma almeno un po’ rasserenato dal fatto di aver registrato qualche progresso, se pur pole. Mi sono meritato la polenta col ragù ai funghi, ultimo dei barattoli di sughi pronti che ho portato dall’Italia per occasioni come queste, in cui non ho proprio forza e voglia di mettermi a cucinare. Chi sa se si tratta di un piatto adatto al contesto?
G32_Trovo Balele già al lavoro sulle cerniere del secondo lato della porta. Mi pare che stiano faticando molto a metterle in asse, ma fortunatamente sono pazienti e scrupolosi. Le porte sono tre, e la parte delicata da realizzare dovrebbe essere quella: una e fatta, quindi non si tratta di un lavoro infinito.
Kyampuku ha già installato la prima linea di luci destinate all’illuminazione dei pannelli alle pareti. Si tratta di semplici lampadine led da 9 w che irraggiano luce calda. Dovrebbero penzolare dai pannelli in bambù del controsoffitto, anche se per il momento questi non sono ancora stati realizzati tutti e non ho ancora modo di vedere il lavoro completato. Per ora l’effetto è molto gradevole. Sto prendendo in considerazione l’idea di non dotarle di alcun paralume perché mi pare che non disturbino, anzi che i punti luce visibili arricchiscano l’immagine della parete. La cosa migliore da fare sarebbe decidere ad allestimento finito, ma nel mio caso questo sarà possibile solo a novembre, a pochi giorni dall’apertura. Per ora, devo comunque decidere la lunghezza del cavo di sospensione.
Iniziamo la posa del pavimento. Vista l’attività che ancora c’è nelle stanze, propongo a Gowa di iniziare dal portico. Farò montare i mattoni a spina di pesce, con una pendenza verso l’esterno di circa 3 gradi. Ligio ai manuali di regola dell’arte, gli ricordo di bagnare bene i blocchi prima di utilizzarli. Spero di poter dare una prima mano di olio di lino questa sera sulla porzione realizzata, per cercare di rendermi conto dell’effetto che produce ma soprattutto della resa del prodotto: questo dettaglio può produrre una grossa oscillazione nel budget residuo, che per quanto incoraggiante è pur sempre un budget di fine progetto.
A fine giornata, una porzione di pavimento esterno è stata posata ed è in attesa di asciugatura, mentre le due strutture delle ante della porta sono montate e funzionanti. Domani ci aggiungeremo i dettagli e, ad esclusione dei vetri, spero di poter vedere la prima porta completata.
La giornata non mi aveva ancora stupito con un sufficiente numero di assurdità locali. Per questo quando Pima mi dice che Ovin il falegname è disposto a farci vedere il Discovery Table “quasi completo” che doveva essere pronto tre settimane fa, avrei dovuto evitare di crederci ingenuamente. Ci sono solo alcune assi di legno incollate e non ancora tagliate. Quel che è peggio è che parlando intuisco che Ovin non aveva ben capito il disegno propostogli, malgrado le spiegazioni e le immagini, e stava per produrre qualcosa di completamente diverso e improbabile che non sto nemmeno a spiegare. Probabilmente, anzi, tanto ritardo è stato causato dal dubbio su come eseguire la cosa. Nel dubbio, si sa, la strategia migliore è temporeggiare, temporeggiare e temporeggiare.
G33_La mattina ho appuntamento in cantiere con Ovin al quale ieri ho implorato di venire. Arriva con una mezz’ora buona di ritardo, il ché ormai mi pare addirittura lodevole. Devo assolutamente avere un esemplare di pannello-tenda per la seminar room prima di partire. Gli spiego cosa mi serve e prendiamo insieme le misure. Mi pare che sia in sintonia col da farsi, e mi promette che domani mattina sarà qui con il lavoro svolto. Poi mancheranno dei ganci per appendere i pannelli alle barre. L’incombenza toccherà a Balele ma ho imparato a non mettere troppa carne sul fuoco.
Quest’ultimo è proprio lì, al lavoro sulla porta. Oggi installeranno le lamelle orizzontali, che vanno sagomate in modo da permettere l’apertura pur somigliando alle finestre che sono appunto caratterizzate da un sottile taglio verticale e da cinque tagli orizzontali. Anche oggi, sono ammirato dalla pazienza ed ingegnosità dei fabbri, e salto il pranzo per restare disponibile in ogni momento. Fortunatamente Balele e i suoi si occupano di me anche in questa circostanza, e mi offrono un po’ dei loro mandazi (bomboloncini fritti, per tagliare corto) e del tè con tangawizi (zenzero).
Viene a cercarmi un nuovo ragazzo, incaricato da Pima di occuparsi della copertura del mercato. Ho pianificato di utilizzare la solita stuoia esagonale in bambù, un telo di plastica che forse è persino superfluo, ed un’ulteriore strato ombreggiante fatto di foglie. Paglia, banana, cocco o altre palme andranno bene allo scopo. Basta che si spiccino.
Inaspettato, anzi aspettato così tanto da essermi scordato di lui, in cantiere appare Dudu. È vento fin qui da Morogoro per supervisionare il montaggio di una pozione di lamiera del tetto che era rimasta incompleta perché avevano finito il materiale. Per forza: la mia revisione del computo prima dell’acquisto del materiale, a gennaio, aveva ridotto i quantitativi al minimo per poter rientrare nei costi. Chiacchieriamo un po’ e gli ricordo che saremmo tutti contenti se fosse presente per l’inaugurazione a dicembre. Poi se ne riparte per il lungo viaggio verso casa.
Verso le cinque di pomeriggio, la prima porta è praticamente finita. Si apre perfettamente e le lamelle incastrano bene senza andare in conflitto. Sono contento del risultato. Mi diverto intanto ad osservare il progresso delle ombre sull’edificio, divertito dalle geometrie causate dal fuori asse degli edifici. Ci speravo.
Silvia e Pima mi passano a prendere per andare a prelevare a Sanje le sculture del tourist e del researcher. Quest’ultimo è diventato un uomo, malgrado la mie indicazioni indicassero cavallerescamente una donna per quel ruolo. In ogni caso, ci piace molto. Il legno da cui è tratta ha delle forti striature di colore e a questo punto ci chiediamo ridendo se il ricercatore rappresentato sia bianco o sia nero, dibattendo sui tratti somatici. Risolviamo rimanendo d’accordo che ognuno può vederlo come preferisce. Come dire che un po’ di politically correct esce dalla porta ma un altro po’ è entrato dalla finestra, per quel che vale. Osservo che queste sculture hanno sempre una faccia un po’ triste, anzi direi esausta. Arrivato a questo punto delle mie esperienze qui, non devo certo avere un’espressione migliore.