V2 – G8
On
by Flavio Ridolfi
VIAGGIO 2 – GIORNO 8
Svegliandomi mi rendo conto che sono decisamente ustionato dal sole: sono un perfetto redneck con l’abbronzatura da muratore. Essendo cresciuto sulla costa, non credo di esagerare nel dire che non mi era mai successo prima. Sono un po’ preoccupato per la lunghissima giornata sul campo che ho davanti.
La costruzione del VIC è ufficialmente partita. Posizioniamo i paletti su tutti i punti noti senza avere grandi problemi se non il sole che col progredire della mattinata si fa sempre più insistente. La progettazione del VIC è interamente basata su una griglia in pianta di 1×1 metro. Anche gli angoli non retti sono generati dalla griglia, quindi di facile ricostruzione anche senza strumenti particolari. Faremo quindi riferimento alla griglia di progetto per disegnare sul terreno la posizione (gli assi, da cui sviluppare l’impronta a terra) dei muri di fondazione ed iniziare così le opere di scavo. Mentre facciamo queste cose, gli operai sono comodamente seduti a terra sotto gli alberi circostanti ad ascoltare musica. Per qualche ora, sono loro che stanno a guardare.
Verso l’una e mezzo io e Tarimo andiamo al Twiga per il pranzo. Ci sediamo al gazebo Mikumi dove ci raggiungeranno il chief of the park seguito da altri membri dell’amministrazione. Il Twiga, dove sono convenzionati per mangiare, è per i Tanapa una seconda casa sugli Udzungwa. A pasto fatto, il chief ci invita a tornare al parco con uno dei loro fuori strada. Visto che nessuno accenna a pagare e che alla cameriera sembra normale così, assumo che il pasto sia offerto dal Tanapa. Oppure, al Twiga mi stanno ancora cercando. Mentre torniamo, chief Uruka mi dice che hanno in mente di costruire un piccolo ponte pedonale allo scopo di rendere più praticabile il sentiero che conduce ad una delle tre cascate che si possono visitare nel parco degli Udzungwa. “Qui vicino”, dice, indicando la foresta, e poi mi chiede di progettarglielo. Ormai ho fatto l’abitudine alle richieste di progetti che qui sono frequentissime. Tutto senza alcun budget ovviamente. Per essere gentile, gli dico che se vuole vado a dare un’occhiata per dargli la mia opinione e lui incarica una guida e un Tanapa dell’amministrazione, Shirima, di accompagnarmi. Il percorso si rivelerà infinito. Imbocchiamo una “scorciatoia” che costeggia inizialmente il parco lungo la quale sono installate decine di arnie per apicoltura con il logo UN, installate in chi sa quale progetto di cooperazione. Giriamo a sinistra in direzione dei monti, e iniziamo una salita molto ripida che si inoltra nella foresta. Questo sentiero – non uno di quelli turistici del parco – sale parallelamente ad un condotto in cemento sul quale a momenti camminiamo in equilibrio e che conduce acqua pulita dai monti direttamente alla comunità di Mang’ula che si trova a valle. Shirima sostiene che si tratti di un progetto cinese risalente agli anni quaranta ma visto che (per quanto ne so io) in quel periodo c’era un passaggio di mano coloniale dall’Africa Orientale Tedesca al Tanganica di dominazione inglese. Sono curioso di verificare. Però, una piccola diga in cemento e pietra con i caratteri cinesi a bassorilievo è inequivocabile e terribilmente affascinante.
Lungo la salita scimmie, serpenti, insetti e altri animali di cui nella quotidianità si può fare a meno, ma alberi bellissimi e splendidi panorami. Il percorso, oltre essere impervio è lunghissimo: per raggiungere la cascata impieghiamo un’ora e mezzo e sono spaventato all’idea che poi si deve anche tornare. Shirima (chiaramente un uomo da ufficio capitato lì suo malgrado) sembra davvero a pezzi e anche io sono molto stanco, anche a causa della mattinata pesante. Penso che almeno la foresta è ombreggiata e sono almeno un po’ tutelato dall’insolazione. La cascata è alta una ventina di metri. Il percorso in effetti costringe chi vuole attraversare il fiume ai suoi piedi a districarsi tra i massi, ma la prima cosa che penso è che chiunque sia stato capace di arrivare fin lì, saprà anche attraversare gli scogli. Mi dicono che durante la stagione delle piogge però il livello dell’acqua sale ma quello è però anche il momento in cui un eventuale ponte sarebbe più a rischio a causa del possibile passaggio di grossi tronchi lanciati giù dalla cascata. Provo ad immaginarmeli; sbrigatevela da soli e riportatemi giù, che la giornata sta finendo e io vorrei supervisionare le operazioni al VIC. Tornato a valle, scopro che tutto è progredito senza intoppi.
Sono ormai le sette, quindi torno al centre. Fortunatamente Silvia e Massimo cucinando hanno anche pensato a me. Mangiamo insieme chiacchierando della realizzazione del video per la promozione del VIC, che per forza di cose va girato domani.